Nell’ambiente nautico, si ha la strana usanza di rompere una bottiglia, di solito di champagne, contro la prua della nave in segno di buon auspicio. Si dice che la tradizione abbia avuto origine da Lavinia Fannig Watson, una ragazza dell’alta società di Filadelfia che per prima ruppe una bottiglia di vino e acqua su uno sloop da guerra nel 1846. Ma in realtà questa stramba abitudine ha origini ben più antiche, e motivazioni molto più serie legate a tradizionali gesti rituali per attirarsi la buona sorte. C’è chi vede in questo gesto quasi dissacratorio una rivisitazione laica della tradizionale benedizione con vino e acqua santa che i preti erano soliti assegnare alle barche prima dei lunghi viaggi; e c’è chi la fa risalire, rivangando tempi ancora più lontani, al sangue che veniva versato nei sacrifici propiziatori degli antichi. E così, anche oggi, nell’augurarsi una vita di buoni viaggi e vento in poppa, si “sacrifica” sulla nave che non ha ancora solcato i mari una bottiglia del liquido che – in modo forse un po’ più carnale – si considera “il più prezioso”. La cosa più importante è che si bagni il nome della nave, che, di nuovo, in uno dei settori più scaramantici di sempre, è solo l’ultima manifestazione di usanze propiziatorie ben più antiche. Quello che ora viene considerato un modo per augurarsi la protezione di un’entità amica a cui la barca è dedicata è in realtà ciò che rimane delle statue delle polene, che derivano a loro volta dagli elementi pittorici che decoravano le navi nell’antichità classica. Ebbene sì, fin da tempi antichissimi, sulla prua delle navi si dipingeva! I greci disegnavano occhi perché la barca potesse vedere i pericoli da lontano, che sono poi diventati volti, nomi, frasi intere di buon auspicio. Perché sì, avere una buona parola dalla propria parte fa sempre comodo, soprattutto quando si è lontani migliaia di miglia da casa.
Ora, se vi dicessimo che avevamo in mente tutto questo quando abbiamo proposto al team di Avanzamento della Nuova Sede di inaugurare la nuova RELAB con il dipinto di un murales mentiremmo spudoratamente. Infatti, pensavamo soltanto che fosse un modo carino per dare tutti insieme una veste più “nostra” allo spazio che andremo a occupare tra pochissimo. Però è bello pensare che forse, in qualche maniera del tutto imprevedibile, ci siamo riagganciati a tutte queste tradizioni nella bellissima serata passata a dipingere la scritta “WE’RE LAB” nella nostra futura sala relax. Questa, che presto sarà il punto di ritrovo per le pause e i momenti off, è stata progettata come il fulcro fondamentale della sede, dove incontrarsi e stare insieme sorseggiando un caffè, appuntando eventi sulla lavagna, fare una partita a ping-pong, leggere una rivista e perché no, ammirare un’opera d’arte creata da tutti noi. Chissà se, in qualche futuro giorno no, non sarà proprio questo l’elemento capace di colorare un po’ il nostro umore ricordandoci di quando, mossi da una leggera vena di pazzia e tanta creatività, siamo stati per ore insieme a dipingere mappe, forni, piccioni e palloni di ogni tipo su un muro. Il tutto, ovviamente, inaugurando il nuovo spazio nell’unico modo che, in tutti questi secoli, non è mai cambiato: facendo una gran festa!
L’attività creativa è infatti stata solo una parte della serata, che ha dato la possibilità a molti di noi di vedere per la prima volta gli spazi della nuova sede attraverso dei mini-tour guidati e, soprattutto, di iniziare a capire come usarli, organizzando, ad esempio, una cena home made a base di tigelle nello spazio esterno! Qualche tavolino, buona musica, un po’ di cocktail (e nessuna bottiglia rotta!), e ovviamente l’immancabile imprevisto della pioggia: non ci siamo fatti mancare proprio nulla!
Un grazie infinito, dunque, a tutti quelli che hanno partecipato, ai capi-gruppo che hanno guidato i colleghi alla realizzazione delle idee, a chi ha disegnato, a chi ha riempito con i colori, a chi ha preferito usare gli stencil, a chi ha cucinato, a chi ha fatto la spesa, montato i tavoli, tagliato le verdure, e qualsiasi altra attività che ora ci sfugge ma che è stata indispensabile alla riuscita di questo piccolo capolavoro targato RELAB. A perenne memoria, ecco qui la documentazione totale dell’impresa. E, a tutti noi, buon viaggio!
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