Author: Roberto Montanari
La mobilità, parte integrante della nostra vita quotidiana, nasconde sfide sorprendenti che possono
emergere in contesti estremi. Per capire meglio il modo in cui il design può affrontare queste sfide,
riflettiamo su un esempio tratto dalla letteratura. Ne “La Metamorfosi” di Kafka, il protagonista si
sveglia trasformato in un insetto. Ogni suo movimento, ogni suo pensiero, deve adattarsi alla nuova
realtà. Questa trasformazione estrema, sebbene raccontata in chiave surreale, ha molto da insegnarci
quando parliamo di mobilità.
Nel mondo reale, eventi imprevisti come condizioni climatiche estreme possono trasformare
improvvisamente un normale viaggio in auto in una sfida complessa e pericolosa. Le bombe
d’acqua, le inondazioni o i repentini cambiamenti atmosferici possono costringere un guidatore a
reagire con rapidità, precisione e talvolta a improvvisare soluzioni che non fanno parte del “manuale
di guida” standard. Non tutti, però, sono ugualmente preparati ad affrontare l’estremo. I conducenti
esperti possono avere un vantaggio nell’affrontare situazioni critiche, ma anche loro non sono
immuni al rischio, mentre chi ha meno esperienza è ancora più vulnerabile.
Quindi, come può il design fare la differenza? La risposta è duplice: attraverso la razionalizzazione
e l’innovazione. La razionalizzazione significa considerare l’estremo come una possibilità concreta,
analizzandolo per progettare soluzioni che minimizzino il rischio. Il design innovativo, invece, ci
spinge a concepire strumenti, interfacce e tecnologie che possano assistere gli utenti anche nei
momenti più difficili.
Immaginate una situazione in cui un guidatore si trova improvvisamente in mezzo a una bomba
d’acqua. La visibilità si riduce drasticamente, i tempi di reazione si accorciano e il rischio di
incidenti cresce esponenzialmente. Un conducente esperto potrebbe rallentare, aumentare la
distanza di sicurezza e utilizzare tecniche apprese con l’esperienza, ma tutto ciò non garantisce
l’assenza di pericoli. D’altra parte, un neopatentato potrebbe reagire in modo brusco, sottostimare i
rischi e trovarsi in difficoltà maggiore. In entrambi i casi, l’impatto sulla sicurezza è significativo.
Qui entra in gioco l’importanza dei sistemi di supporto alla guida. Sensori intelligenti, interfacce
adattive e sistemi di rilevamento del livello di stress possono offrire un aiuto fondamentale.
Pensiamo a un’auto che “comprende” quando il conducente è sotto pressione, modificando
l’ambiente interno per ridurre lo stress e fornendo indicazioni più chiare e dettagliate. Questo tipo di
innovazione, se ben progettata, non è solo un lusso, ma una necessità.
Non si tratta solo di tecnologia. Il design deve adattarsi a queste situazioni e anticipare le reazioni
del conducente, guidandolo nelle decisioni critiche senza sovraccaricarlo di informazioni.
Un’interfaccia di guida che avverte in modo semplice e tempestivo di un pericolo è più efficace di
un sistema che inonda il conducente con allarmi continui e di complessa interpretazione. La
differenza sta nell’equilibrio tra intervento e supporto, nella capacità di creare un rapporto di fiducia
tra utente e tecnologia.
Ma perché tutto questo è importante? Perché gli eventi estremi non sono più così rari. L’aumento
degli episodi climatici critici ha reso evidente la necessità di una mobilità più resiliente e capace di
adattarsi. Non possiamo sempre prevedere il prossimo cambiamento repentino del meteo o un
imprevisto sul percorso, ma possiamo progettare soluzioni che ci aiutino a fronteggiarli.
Il percorso verso questa nuova mobilità è già tracciato. I dati, le ricerche e i sistemi esistenti offrono
una base solida su cui costruire strumenti innovativi. Tuttavia, la vera sfida resta quella di creare
un’interazione adattativa e di facile utilizzo in queste circostanze, capace di far sentire chiunque, dal
conducente esperto al novice driver, più sicuro e preparato.
A RE:LAB stiamo lavorando per sviluppare i costrutti fondanti di questo tipo di interfacce e per
immaginare soluzioni adatte ad una mobilità che si confronta con il contesto reale e con le
trasformazioni in atto; un’attività progettuale la cui sfida è gestire il rischio che ogni viaggio possa
cambiare da un momento all’altro e in cui l’unico ponte tra il caos e la sicurezza può essere proprio
il design.
Questo articolo è stato estratto dall’intervento all’interno del seminario “Abitare l’Estremo”, organizzato dall’Università di Bologna e dall’Advanced Design Unit in collaborazione con il progetto 1.10 Beyond the Space life. Digital Living Lab for human being in space. Spoke 1, MICS. Si ringraziano: Flaviano Celaschi, Laura Succini, Veronica Pasini.Per ogni approfondimento si rimanda al link.
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